Anche quest’anno 2024 una bella iniziativa UniAbita, in collaborazione con il cinema Rondinella, le sezioni CAI di Cinisello Balsamo e di Sesto San Giovanni, propone tre appuntamenti cinematografici dedicati all’essere umano “in cammino” all’alpinismo e alla montagna nella sua dimensione più spirituale.

Ai soci UniAbita e alle due sezioni CAI è applicato un piccolo sconto sul biglietto al costo di 5,00€.

Partecipate numerosi.

relazione a cura del dott. Enrico Croce

Fin dal 2016 la sezione CAI di Sesto S. Giovanni supporta le attività archeologiche condotte dal Civico Museo archeologico di Bergamo a Carona, fornendo alloggio e supporto logistico agli archeologi presso il Baitone. Anche quest’anno gli scavi del museo bergamasco saranno concentrati nei pressi del lago Cavasabbia, nell’area dei Piani di Sasso. Inoltre, un gruppo di ricercatori del museo si occuperà anche del rilievo di alcune incisioni rupestri in Val Camisana.

L’insediamento venuto alla luce in località Piani di Sasso si trova su un pianoro immediatamente a monte della confluenza del torrente dalla Valle del Monte Sasso col Fiume Brembo, segnato in cartografia IGM come “Baite le Croci”. L’area pianeggiante, formata da dinamiche di accumulo fluviale all’interno di una conca glaciale, presenta un’ottima esposizione solare e si configura in modo molto favorevole all’insediamento umano. Le prime attività umane, legate allo sfruttamento dei boschi e delle miniere di ferro, datano probabilmente alla fine del IV secolo a.C., sul finire dell’Impero Romano, e sono indiziate dai risultati di analisi paleobotaniche condotte in una torbiera situata nei pressi del sito. Nell’Alto Medioevo, tra VII e VIII secolo d.C., sul margine settentrionale del pianoro era in uso una struttura probabilmente destinata ad attività artigianali, che è sopravvissuta almeno fino all’XI-XII secolo d.C. Mentre il lato est dell’area, poco distante dall’attuale baita dei pastori, vide la costruzione, nel pieno Medioevo, di una serie di strutture datate tra XIII e XIV secolo d.C., tra cui anche quella che probabilmente doveva essere una torre. Nel territorio circostante l’abitato sono stati indagati anche i resti di due aie carbonili, utilizzate tra il IX e il XIII secolo d.C. per la produzione del carbone, necessario per alimentare le attività metallurgiche. L’interpretazione corrente del sito, infatti, lo considera come un insediamento produttivo legato allo sfruttamento delle miniere di ferro del Monte Sasso. Agli inizi dell’età Moderna l’insediamento era in qualche modo ancora attivo, visto che venne inserito in una mappa itineraria della Val Brembana redatta da Leonardo da Vinci, ma probabilmente proprio in questo periodo cadde in disuso a causa dell’apertura di nuovi impianti fusori più efficienti, situati più a valle.

La campagna di scavo 2023 diretta dalla dott.ssa S. Casini, si aprirà il 3 luglio e proseguirà per tre settimane, fino al 21 luglio. Le ricerche sul campo saranno condotte dal lunedì al venerdì e gli archeologi saranno a disposizione di eventuali visitatori per mostrare lo stato di avanzamento dei lavori di scavo, nel rispetto delle norme di sicurezza del cantiere.

Ricercatori:

Enrico Croce, Diego E. Angelucci, Jacopo Armellini, Federico Confortini, Francesco Dordoni, Chiara Rossi, Diego Veneziano, Laura Vezzoni, Stefania Casini

Riassunto:
Le ricerche archeologiche nell’area delle sorgenti del Brembo di Carona hanno preso avvio a seguito della scoperta delle incisioni rupestri della val Camisana.
Le indagini condotte dal Civico Museo Archeologico di Bergamo a partire dal 2007 hanno aperto interessanti prospettive sulla storia del popolamento
umano della val Brembana, un’area fino ad oggi poco conosciuta dal punto di vista archeologico.
Le incisioni più antiche attestano frequentazioni di età preromana e la presenza dell’area di culto di una divinità celtica protettrice delle vette e dei valichi.
Risale invece all’Alto Medioevo un insediamento minerario scoperto ai Piani di Sasso, presso il lago Cavasabbia.
Negli anni più recenti le ricerche sono state estese a tutto il territorio circostante i siti, attraverso uno studio di archeologia del paesaggio condotto dall’Università di Trento.
I dati raccolti in più di quindici anni di ricerche sono ancora in corso di studio ma permettono già di intuire i processi evolutivi del popolamento umano dell’area di Carona in un lungo arco temporale, che va dall’età del Ferro fino al presente. Le metodologie di ricerca utilizzate in questo contesto si inseriscono appieno in un nuovo approccio allo studio del passato nelle terre alte, che sta portando alla definizione dell’archeologia di montagna come una vera e propria branca indipendente della disciplina.

Trovate l’interessante ricerca al link:Bollettino Aprile 2023  

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